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LE NEVICATE TRA FINE GENNAIO

ED INIZIO FEBBRAIO 2019

CENNI SINOTTICI

 

L'inverno 2018-2019 conferma la tendenza dei 5 inverni che lo hanno preceduto di dispensare poca neve sulle pianure della Lombardia. Al 15 gennaio si conta praticamente un solo episodio nevoso, risalente al 19-20 dicembre, e che ha tra l'altro interessato, limitatamente agli accumuli, una porzione davvero minima della regione, portando solo qualche centimetro sulle pedemontane. Per il resto la stagione invernale si è presentata secca, dominata da un anticiclone ibrido tra quello delle Azzorre e quello subtropicale, e con frequenti episodi di favonio, spesso di natura mite ed apportatore di aria oceanica.

La situazione si sblocca attorno alla metà del mese di gennaio quando gli effetti di uno stratwarming alla fine del 2018 determinano una dislocazione più orientale del Vortice Polare ed una parziale ritirata del blocco alto pressorio in territorio atlantico, concedendo ai sistemi perturbati di calare dal nord Atlantico verso l'Europa mediterranea e quindi anche l'Italia.

Un primo debole cavo d'onda porta alle prime piogge dell'anno (dopo che le ultime precipitazioni risalivano alla nevicata di dicembre) sulla regione tra il 16 ed il 17 gennaio, cavo d'onda che apporta pochi millimetri ma che fa da apripista ad un primo calo termico. A seguito del passaggio del cavo d'onda, un debole promontorio altopressorio si incunea a nord delle Alpi disponendo le correnti da sudest e favorendo delle deboli precipitazioni da stau (19 gennaio) che si presentano sottoforma di fiocchi di neve sulle pedemontane ed alte pianure, con annessa aria fredda al seguito. 

Si prospetta inoltre il passaggio di una goccia fredda che distaccandosi dalla sede della depressione d'Islanda formerebbe un minimo orografico sul ligure in veloce spostamento verso sud.

Il peggioramento del 23 gennaio riguarda esclusivamente le medio-basse pianure, con accumuli che vanno dal velo/un paio di centimetri del milanese, fino ad alcuni centimetri sul pavese-piacentino, ed addirittura 25-30cm sul basso Piemonte. In Brianza arriva solo una debolissima sfiocchettata sottoforma di polvere di stelle senza ovviamente lasciare traccia.

Passato il debole passaggio del 23 gennaio, si guarda ad un secondo peggioramento, stavolta leggermente più concreto, previsto per domenica 27 gennaio. In questo caso sono le alte pianure e le pedemontane a beneficiare di precipitazioni ed accumuli nevosi migliori, potendo contare su un maggiore stau oltre che sull'altimetrìa.

Il passaggio frontale è seguito da una leggera raffreddata, che si manifesta con un favonio prevalentemente di debole intensità, sufficiente però a rimettere a posto la colonna in vista di un nuovo impulso perturbato. Anche in questo caso si tratta di un peggioramento debole ma in grado di determinare un seppur blando richiamo umido; richiamo umido che favorisce l'estremo ovest lombardo, dove la neve accumula fino a 2-3cm tra magentino e saronnese.

L'attenzione di tutti è però puntata sul quarto ed ultimo passaggio perturbato, perchè stavolta le premesse sono quelle di un ottimo peggioramento, accompagnato da una depressione ben strutturata e capace di richiamare, finalmente, un deciso apporto umido verso il nord Italia favorendo precipitazioni consistenti tali da determinare la cosiddetta omotermìa, cioè una situazione in grado di produrre un profilo termico verticale favorevole alla neve lungo tutta la colonna dai 1500 metri fino al suolo anche in assenza di un vero e proprio cuscinetto di aria fredda.

La dinamica di questo peggioramento prevede una prima fase pre-frontale manifestarsi nella serata di giovedi, che a sorpresa si rivela essere particolarmente produttiva per il pavese (con accumuli fino a 5-7cm), con pausa o attenuazione notturna per poi esprimere la fase più attiva a partire dall'alba e nel corso della mattinata/pomeriggio di venerdi 1 febbraio.

L'assenza di un vero cuscinetto freddo alle basse quote, unitamente alle precipitazioni che in molte zone si sono rivelate essere più deboli ed incostanti rispetto a quanto preventivato, fa si che gli accumuli nevosi siano prevalentemente di natura altimetrica a partire generalmente dai 200 metri di quota, specie in pedemontana occidentale più costantemente bersagliata dalle precipitazioni in risalita da sudovest. Solo in serata, al ruotare delle correnti, i nuclei precipitativi riescono ad interessare in maniera più incisiva anche quelle zone, come il milanese, che in giornata sono state risparmiate dagli accumuli nevosi a causa della natura intermittente dei fenomeni. In ogni caso, ottima resistenza della colonna d'aria che mantiene lo status omotermico praticamente fino a tarda sera, con neve che ha proseguito a cadere accumulando fin quasi allo scoccare della mezzanotte.

A fenomeni ormai prossimi alla conclusione, il peggioramento tra il 31 gennaio e l'1 febbraio porta i seguenti accumuli finali: pedemontane varesotte-comasche-lecchesi tra 6 e 15cm (con le dovute eccezioni locali dove gli accumuli sono risultati anche superiori a seconda dell'altimetrìa che ne determina anche l'ampia forbice espressa), 6-8cm Monza e Brianza, 5-7cm il pavese (frutto quasi esclusivamente dei pre-frontali del giovedi sera), 3-6cm milanese-bergamasco, 0-2cm lodigiano, accumuli pressochè nulli o molto scarsi su bresciano e cremonese, nulli su mantovano. Menzione particolare al fondovalle valtellinese che non ha praticamente risentito minimamente del flusso più mite, dove gli accumuli variano dai 10 fino anche ai 30cm.

 

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Fonte mappe meteorologiche

www.wetterzentrale.de

 

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